2017 – STRATEGIE ALIMENTARI PER CONTENERE L’USO DI ANTIBIOTICI NEL SUINO
La riduzione dell’impiego di antibiotici in medicina umana e veterinaria rappresenta la strategia di intervento principale con cui l’Unione Europea mira a ridurre l’insorgenza di nuova antibioticoresistenza. Per quanto riguarda la zootecnia, la Commissione Europea ha recentemente pubblicato il documento 2015/C299/04 in cui sono delineate specifiche linee guida volte a ridurre l’impiego di antibiotici nelle principali filiere produttive. In esso, viene sottolineato come l’approccio basato sul “buon uso” dell’antibiotico, necessita di essere affiancato ad interventi preventivi basati su strategie di gestione della mandria che tengano sempre più in considerazione aspetti quali benessere, biosicurezza e fabbisogni alimentari, quali fattori chiave per garantire un adeguato stato di salute degli animali, promuovendone lo sviluppo delle difese immunitarie naturali così da favorire la resistenza alle infezioni.
Tra i diversi comparti zootecnici, quello suinicolo è tra primi per consumo di farmaci ad azione antimicrobica, mentre tra le fasi produttive, il periodo parto-svezzamento rappresenta il periodo con maggiore incidenza di impiego di tali sostanze, in particolar modo per trattare la diarrea in post-svezzamento (PWD). Alla luce di queste evidenze, particolare attenzione deve essere posta all’omeostasi del tratto gastro-intestinale ed al controllo delle infezioni ad esso correlate, specialmente nei giovani animali. In questo complicato quadro, sono sempre maggiori i dati che evidenziano l’azione del microbiota intestinale quale fattore determinate per stimolare la maturazione del tratto gastro intestinale (GIT) e prevenirne la colonizzazione da parte di batteri patogeni. Nonostante siano numerosi gli studi volti a comprendere i fattori che influenzano il profilo microbico intestinale del suino, ad oggi non vi è un consenso unanime sulla definizione di “microbiota bilanciato o favorevole”. In parte ciò è dovuto alle numerose scoperte favorite dalle scienze “omiche” che hanno portato ad un maggiore comprensione dei fattori che modificano il metabolismo batterico, oltre che ad evidenziare la stretta interazione ospite-microbiota-ambiente. Queste informazioni hanno restituito un quadro molto complesso che ha contribuito a definire il concetto di “continuità” in cui si evidenzia come scrofa, suinetto e suino in accrescimento sono collegati, dimostrando la necessità di spostare l’attenzione sul periodo di gestazione/allattamento, quali momenti determinanti per condizionare l’intera vita del suino. Nonostante gli enormi progressi effettati, resta ancora molto da spiegare in merito alla variabilità della risposta fisiologica che si osserva negli animali in conseguenza a stimoli ambientali specifici (igiene, dieta, ecc.). Questa osservazione ha portato gli scienziati a considerare la possibilità di integrare l’approccio genetico ed il management degli animai al fine di incidere in modo significativo sulla salute e l’efficienza produttiva degli animali. Nonostante l’attivazione del sistema immunitario in risposta ad un’infezione è una condizione ormai nota da tempo, la scoperta dei Toll Like Receptors (TLRs) ha evidenziato come ci sia un dialogo continuo tra l’ospite e il microbiota presente nel lume intestinale (Luke et al. 2013) e come tale dialogo consenta di mantenere “pronto” il sistema immunitario nel caso dovessero verificarsi infezioni. Inoltre, sono sempre più numerose le associazioni tra mutazioni presenti nella sequenza genica di alcuni geni e la capacità dall’ospite ad esprimere una risposta immunitaria, dimostrando l’importanza della variabilità individuale nell’interazione tra ospite e microbiota e di conseguenza nell’intensità di attivazione del sistema immunitario.