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2011 – INFERTILITÀ DI ORIGINE NON INFETTIVA, PERDITA DEL PRODOTTO DEL CONCEPIMENTO E MALFORMAZIONI NEI SUINI


FABIO DEL PIERO

Le perdite del prodotto del concepimento nei suini possono verificarsi in qualunque fase della gestazione da circa 14 giorni dopo la fecondazione, quando ha avuto luogo l’impianto, e durante i 110 giorni di gravidanza. Nonostante la domesticazione, le prestazioni riproduttive delle scrofe mostrano forti tendenze stagionali. Lo stress da calore interrompe l’impianto e diminuisce la sopravvivenza degli embrioni, quindi induce un aumento della percentuale di scrofe che torna in calore durante i mesi estivi. Questa condizione viene definita “infertilità estiva”. Una combinazione di fattori ambientali, nutrizionali e gestionali predispone o contribuisce alla “sindrome dell’aborto autunnale”. Se il metabolismo delle scrofe evolve verso uno stato energetico deficitario o verso uno stato catabolico tale da indurle all’utilizzo dei depositi di grasso corporeo, e forse anche dei muscoli, per mantenere l’equilibrio energetico, è plausibile che i singoli animali possano abortire. La gravidanza richiede una durata costante di luce diurna e una diminuzione della luce può portare a interruzione della gravidanza. La micotossina zearalenone o F2 mima le molecole estrogeniche, e quindi influisce negativamente sulla performance riproduttiva, con inibizione della crescita dell’embrione e del feto. Le scrofe che inalano monossido di carbonio possono generare suinetti abortiti e nati morti, che spesso sono di colore rosso vivo a causa della formazione di carbossiemoglobina nel sangue. L’aborto è stato osservato anche in seguito alla somministrazione di alcuni antibiotici. I difetti congeniti nei suinetti possono derivare da cause alimentari, avvelenamento, e agenti infettivi, inoltre possono verificarsi spontaneamente a causa di anomalie del metabolismo, o possono essere ereditari. Tutti questi difetti possono portare a perdita dell’embrione, aborto, natimortalità, mortalità neonatale, scarti e riforma delle scrofe. Il patologo ha quindi un ruolo fondamentale nell’individuare e comprendere queste perdite.

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