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2013 – ECOLOGIA DEL CINGHIALE E RISCHI SANITARI PER GLI ALLEVAMENTI SUINICOLI


VITTORIO GUBERTI

Il cinghiale in Italia ha dimostrato una enorme capacità di crescita demografica, sia in termini di densità locale sia in termini di distribuzione geografica (Carnevali et al., β009) . Si pensi che nell’Appennino settentrionale negli anni ’60 la specie non era presente e, ad oggi, si stimano in almeno 30000 i capi presenti nella sola Emilia Romagna. Molti sono i motivi che possono spiegare la diffusione del cinghiale e tra questi: inverni miti, disponibilità di alimenti per tutto l’anno, elevata fecondità e fertilità della specie. Nonostante i numerosi piani di controllo (unitamente alla forte pressione venatoria cui la specie è sottoposta) il cinghiale non accenna a diminuire, al massimo si riesce a stabilizzarne presenza geografica e densità. Tale situazione, a prescindere dall’impatto sull’agricoltura, impone di includere il cinghiale tra le specie in grado di assumere il ruolo di serbatoio epidemiologico di alcune importanti infezioni/malattie che colpiscono gli animali domestici ed in particolare il maiale, non bisogna infatti dimenticare che il maiale altro non è che la forma domestica del cinghiale. Le due infezioni esemplificative per tale situazione epidemiologica sono le pesti suine. Entrambe (peste suina classica e africana) sono malattie di notevole gravità del comparto suinicolo sia per i danni diretti (mortalità, calo delle produzioni ecc) sia per quelli indiretti (blocco movimentazioni, abbattimento, zona infetta e di protezione ecc.). Entrambe le infezioni (ovvero la presenza del virus anche in assenza di sintomatologia clinica, malattia) devono essere denunciate internazionalmente, mentre l’infezione nel cinghiale deve essere solo notiicata anche se una serie di misure devono essere comunque attuate al ine di mitigarne la diffusione. E’ necessario sottolineare come la persistenza di PSC nel cinghiale in un territorio sia un importantissimo fattore di rischio sia per l’introduzione del virus nell’allevamento suino. In Germania il 60% (Fritzemeier et al., 2000) dei casi primari di PSC nell’allevamento suino sono stati dimostrati essere epidemiologicamente correlati alla presenza di PSCF nel cinghiale. In Italia, durante le epidemie di PSC nel cinghiale sia della Maremma Toscana sia della provincia di Varese, tutti i casi di infezione del maiale domestico sono stati correlati alla presenza del virus nel selvatico ed in entrambe le aree tutti gli allevamenti suinicoli hanno dovuto cessare le attività a seguito delle misure di restrizione in atto.

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